Quando si parla della notte che precede la ricorrenza del 1 novembre il pensiero di tutti corre alla celeberrima festa di Halloween. Eppure in tutta Italia, come nel resto d'Europa, le tradizioni del 31 ottobre sono numerose e ben radicate, legate alla vita contadina e intrise di un misto fra paganesimo e cristianesimo.
Zucche intagliate e bambini mascherati che camminano per le strade, infatti, erano uno spettacolo al quale i nonni molisani erano ben più che abituati!
La ragione principale per cui la celebrazione dei morti, in tutta Europa e conseguentemente anche in America, cade in questo periodo, è legata alla cultura contadina. È proprio fra ottobre e novembre che termina l'annata agraria e che dunque i semi, proprio come i morti, vanno a riposare sotto terra per poi rinascere, a differenza di questi ultimi, a nuova vita in primavera. Da questo dualismo tra la terra e la vita umana derivano una serie di credenze che hanno portato a rendere questa notte incredibilmente magica.
E così, una delle credenze più diffuse dal Piemonte alla Sicilia, passando ovviamente per Molise e Abruzzo, è quella che durante questa notte i morti tornino sulla terra. Secondo le leggende narrate ancora oggi da alcuni anziani, nella notte fra il 31 ottobre e l'1 novembre le loro anime passeggerebbero dal cimitero al paese formando una vera e propria processione. Processione che, però, i vivi non devono assolutamente vedere altrimenti si andrebbe incontro al serio pericolo di essere portati via!
Secondo il folklore locale, quando i defunti tornano a trovare i vivi non vanno assolutamente scacciati ma vanno, piuttosto, temuti e rispettati. Per questo si sono sviluppate nei secoli diverse usanze differenti a seconda delle zone ma tutte con lo stesso filo conduttore.
Quella di mascherarsi il viso era una tradizione che derivava da un'esigenza specifica: non farsi riconoscere dai defunti. Sebbene in questo periodo sia importante, più che in altri momenti dell'anno, onorare la memoria dei propri parenti defunti, potrebbe succedere che qualcosa li abbia comunque indispettiti. Annerirsi il viso con la fuliggine e mascherarsi era dunque un modo per non essere riconosciuti ed evitare brutti scherzi da parte degli avi.
In molti paesi di Molise e Abruzzo c'era l'usanza di preparare una porzione in più di cibo e lasciarla tutta la notte a disposizione dei defunti in visita. Fuori la finestra, nel campo antistante la casa o a tavola, l'importante era che le anime dei morti potessero trovare cibo durante il loro passaggio. E così, quando queste offerte venivano lasciate fuori da casa, per segnalarle si utilizzavano delle zucche intagliate a forma di teschio con dentro una candela.
L'anem d l murt,
chi è viv e chi z'è murt!
Che ce dat per l'anem d l murt?
Questa filastrocca, recitata dai bambini di molti paesi del Molise, veniva usata per chiedere doni ai parenti nella notte del 31 ottobre. Questi infatti, simulando i defunti che vanno a visitare le case dei parenti, si recavano nelle case dei familiari con cesti da riempire. I doni che ricevevano erano soldi oppure dolci, anche questi legati alle tradizioni contadine del Sannio e fatti di farina, uova, miele e, talvolta, frutta secca. E, proprio come le anime dei defunti, se i bambini non ricevevano doni erano legittimati a fare qualche piccolo dispetto.
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