Quando si pensa all'identità regionale, difficilmente il pensiero corre a culture arrivate da terre lontane. Eppure le mescolanze con etnie differenti contribuiscono, al pari di altri fattori, a definire nel tempo i caratteri di una certa popolazione. In Italia esistono diverse minoranze linguistiche, riconosciute e capillari in tutto il territorio. Una di esse è la comunità Arbëreshe in Molise. Ma a cosa si riferisce questo termine, a un passo dall'essere impronunciabile?
Con il termine Arbëreshe ci si riferisce alle minoranze linguistiche albanesi presenti in Italia. Si tratta di un popolo che ha raggiunto la penisola parecchi secoli fa, insediandosi in pianta stabile molto prima della nascita dello Stato Italiano.
La presenza degli Arbëreshe in Molise, così come in buona parte dell'Italia del sud, va fatta risalire alla seconda metà del XV secolo. A quell'epoca, infatti, l'Albania subì sanguinose occupazioni da parte dell'Impero Ottomano che conquistò, infine, tutto l'impero Bizantino. A seguito della morte dell'eroe nazionale albanese Giorgio Kastrioti Skanderbeg e con il proseguire degli attacchi, molte persone presero il mare per raggiungere terre sicure, arrivando sulle coste più vicine all'Albania: quelle di Puglia e Molise.
Nel tempo la loro presenza si è intensificata, diventando capillare il tutto il territorio regionale. Le tracce della presenza di questa popolazione si ritrovano infatti in tutto il Basso Molise. Furono paesi come San Giacomo degli Schiavoni, Ceppito e Rotello ad ospitare i loro insediamenti. Tuttavia analoghe tracce non mancano nemmeno in Alto Molise, come a Macchia di Isernia e San Paolo Matese.
Nel corso dei secoli le comunità si sono integrate con gli abitanti locali e buona parte delle loro tradizioni sono andate perse o si sono miscelate con altri usi e costumi. Ad oggi, infatti, sono poche le occasioni per conoscere da vicino questa cultura così antica e rimangono per lo più circoscritte ad eventi privati come matrimoni e battesimi. Ad ogni modo, se si ha la fortuna di imbattersi in una di queste feste, si noteranno sicuramente i coloratissimi costumi e le danze dal sapore tipicamente balcanico.
Quanto alla cucina, tra le pietanze che sopravvivono oggi invariate vale la pena citare:
Sebbene in passato si siano insediati in tutto il territorio oggi sono 4 i paesi che ospitano le comunità Arbëresh nella regione: Campomarino, Ururi, Portocannone e Montecilfone.
Come suggerisce il nome, che significa esattamente "campo sul mare", si tratta di un paese costiero nella parte sud della costa. Particolarmente apprezzato per le spiagge, il paese ha la caratteristica di essere decorato con murales in giro per le strade (vi ricorda nulla?) che raffigurano scene di vita quotidiana delle comunità albanesi. Qui le tradizioni e la lingua si sono conservate piuttosto bene, come testimoniato anche dalla presenza di cognomi di origine tipicamente albanese come Balante, Manes e Vizzari.
Se cercate un posto dove vivere la cultura Arbëreshe, questo è sicuramente Ururi. Grazie infatti al lavoro di gruppi folkloristici, associazioni culturali e pro-loco, nel corso dell'anno vengono organizzati numerosi eventi volti alla valorizzazione linguistica e culturale del paese.
In questo paese la cultura e la lingua arbëreshe sono rimasti particolarmente radicati. Questo ha una motivazione storica. Quando i primi albanesi vi si stabililono nel corso del XV secolo, infatti, trovarono un paese abbandonato per via del violento terremoto che lo aveva colpito nel 1456. Fu così che poterono ripopolarlo, plasmandolo secondo le loro esigenze.
In seguito, poi, Giorgio Kastrioti Skanderbeg inviò aiuti militari al sovrano del Regno di Napoli impegnato nella guerra contro gli Angioini. Come ricompensa, il re concesse nuove terre agli albanesi che consolidarono ulteriormente la loro presenza.
Un destino analogo a quello di Portocannone ha caratterizzato Montecilfone. Vittima dello spopolamento per lo stesso terremoto, anche questo paese fu infatti ripopolato dagli albanesi che consolidarono la loro presenza in seguito alle alleanze tra Giorgio Kastrioti Skanderbeg e il re Ferdinando I di Napoli. Anche a Montecilfono sono particolarmente diffusi cognomi di origine albanese com Manes, Cravero e Lamelza.
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