Quando si nomina Benito Jacovitti, uno dei più famosi fumettisti italiani, sono sicura che a tutti quanti viene in mente il salame. Forse, però, non tutti sanno che l'eccentrico disegnatore era molisano e precisamente di Termoli, città che lo celebra con una targa ed una statua bronzea in Corso Nazionale.
E così, in occasione del centenario della sua nascita celebrato lo scorso 9 marzo, ci sembrava giusto parlarvi di questo illustre molisano.
La biografia di Jacovitti e soprattutto la sua collocazione politica sono state spesso oggetto di accesi dibattiti. Come il nome lascia intuire, infatti, nasce in una famiglia di ferventi fascisti e viene cresciuto da perfetto balilla. Sebbene già nel '39 prenderà le distanze dal fascismo, rimarrà per tutta la vita un reazionario piuttosto inflessibile, anticomunista e assolutamente distante dalle ribellioni giovanili che caratterizzeranno i decenni successivi al secondo dopoguerra. Distanze che però non gli impediranno di divenire uno dei capisaldi dell'arte fumettistica italiana, al punto di essere considerato uno dei modelli di ispirazione di quello che è uno dei maggiori esponenti del fumetto alternativo: Andrea Pazienza.
Ad ogni modo, al di là delle convinzioni politiche forse troppo ancorate ad un'educazione ed una concezione del mondo decisamente anacronistiche, quello che Jacovitti ci ha lasciato è un patrimonio artistico dal valore immenso.
A chi ha visto almeno una volta delle tavole del fumettista termolese, basta un'occhiata per riconoscere la sua inconfondibile mano. Strisce coloratissime, con personaggi dal tratto pulito eppure ricco di piccoli segni, ricche di particolari, balloon, etichette, personaggi assurdi... e naturalmente gli immancabili salami. Questi ritratti in ogni posa possibile, con mani e piedi, occhi e bocca, intenti ad interagire nella narrazione, grandi o piccoli, allegri o tristi e solo rare volte su una tavola, pronti per essere affettati.
Ma da dove deriva questa ossessione per l'insaccato antropomorfo? La risposta arriva dallo stesso Jacovitti il quale dichiarò che, mentre era intento a disegnare un tappeto con delle pieghe che lo rendessero più reale, aveva bisogno di giustificare una di quelle pieghe con la presenza di un oggetto. E così ci mise un salame. Da allora iniziò a inserire spesso dei salami nei suoi disegni, utilizzandoli come motivo per riempire i vuoti e, vedendo che generavano una certa curiosità nel pubblico, continuò ad utilizzarli fino a renderli quello che è oggi il suo maggior tratto distintivo.
Oggi l'arte di Jacovitti rappresenta il risultato di un personaggio estremamente visionario e pioniero di un modo di intendere le tavole che ha fatto dell'ironia non una semplice caratteristica ma un filo conduttore che permea tutto lo stile delle sue storie.
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