Di tradizioni molisane ce ne sono davvero tante, ma quella del bufù è davvero particolare. Si tratta di uno strumento musicale utilizzato per accompagnare musiche tradizionali e che, se parteciperete a qualche festa o rappresentazione storica, quasi sicuramente avrete l'occasione di ascoltare dal vivo.
Conosciuto anche come befù, bafucche, patapum o bubbù, il bufù è un tamburo a frizione tipico di tutta la regione. È costituito da un contenitore con il fondo chiuso (solitamente una botte o un piccolo barilotto di uso domestico) sul quale viene tesa una pelle. Al centro della pelle c'è un bastone, solitamente una canna, fissato alla pelle che viene frizionato con uno straccio bagnato o direttamente con la mano bagnata, a seconda dei paesi. La vibrazione che si crea, passando alla pelle, produce un suono cupo che appunto è stato onomatopeizzato con "bufù".
Come per ogni tradizione popolare, anche per l’uso del bufù è difficile ricostruire una vera e propria storia. Molto probabilmente questo strumento così particolare è stato diffuso su tutta la regione dai pastori transumanti. Durante i loro spostamenti, infatti, utilizzavano il tamburo a frizione per accompagnare le loro musiche a base di canti e flauti a canne. Una delle prime attestazioni la si ritrova a metà dell’Ottocento, nelle descrizioni dello scrittore campobassese Pasquale Albino. Nel Novecento è invece Flaminio Pellegrini a parlarne, anche se con buona probabilità ha visto (e riportato) male il funzionamento dello strumento perché parla di un “bastone ruvido e nodoso” che “sale e scende” all’interno della botte, cosa non vera perché il bastone è fisso e viene, appunto, frizionato.
Da allora il bufù continua ad essere utilizzato ed è considerato da tutti gli abitanti della regione come il simbolo delle tradizioni molisane. È certo comunque che, seppur con nomi diversi, il bufù lo si può ritrovare in molte tradizioni del sud Italia.
Le occasioni per ascoltare questo strumento dal vivo in Molise sono davvero numerose. Che si tratti di feste patronali o del Capodanno, infatti, sarà molto semplice imbattersi in piccoli o grandi gruppi di suonatori che girano i paesi rallegrando le strade con canti popolari accompagnati dai suonatori di bufù e le loro sacche d'acqua appese al collo per tenere sempre bagnata la pezza, o la mano, da frizionare sul tamburo. Ne sono alcuni esempi la Ndocciata di Agnone, la Festa dell'Uva di Riccia o la Fiera d'Ottobre di Larino.
Se ascoltarlo non vi basta e volete approfondire tutti i segreti e le curiosità del bufù, allora il consiglio è quello di recarvi al Museo Multimediale del Bufù Casacalenda.
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